L'Umbilicus urbis Romae, da molti identificata come l'entrata del Mundus |
Novembre. Mese di
passaggio, quando l'estate è finita e l'inverno ancora non è
iniziato. Per i celti è tempo di Samhain, che introduce alla metà
oscura dell'anno. Nella cultura cattolica sono giorni dedicati al
ricordo dei defunti.
Presso quasi tutti i
popoli, nei momenti di transizione, cade la barriera tra i due mondi:
i morti possono tornare a visitarci. Sono periodi cruciali che
mettono, se non spavento, almeno timore. Anche la festa di Halloween,
ritenuta a torto un'americanata,
nasconde, dietro la patina commerciale, risvolti inquietanti:
le zucche intagliate e i dolcetti- scherzetti, ci riportano
all'usanza contadina di accogliere le presenze, amate ma invadenti di
ritorno dall'altro mondo.
Nell'antica Roma, il
mondo dei vivi e quello dei morti entravano in contatto a febbraio
durante le celebrazioni dei Feralia, ma anche nei tre giorni
di Mundus patet.
Il Mundus era un
sacello sotterraneo che veniva aperto il 24 agosto, il 5 ottobre e
l'8 novembre. Non si sa bene dove si trovasse, perché le fonti sono
contraddittorie e fanno confusione.
Plutarco chiama Mundus
la fossa scavata da Romolo nel Comizio, all'incrocio fra Cardo e
Decumano, dove, secondo l'uso etrusco alla fondazione della città vi
aveva sepolto, come rito propiziatorio, le primizie di ogni cosa,
mentre i suoi compagni vi gettarono un pugno di terra del loro paese
d'origine.
Ovidio, nei Fasti,
la colloca sul Palatino.
Il grammatico romano
Festo, vissuto nel II secolo d. C., nel De verborum significatu,
(un dizionario enciclopedico noiosissimo ma prezioso, perché
raccoglie una serie di fonti sulla società e sugli usi religiosi
romani), parla di un Mundus Cereris ossia di un tempio
sotterraneo dedicato a Cerere, dea del frumento ma associata al
mondo infero, in quanto custode dei fenomeni tellurici e sotterranei
e, in qualità Grande Madre anche della fecondità. Era infatti
l'equivalente romano di Demetra, madre di Persefone sposa del dio
Ade, identificata dai romani con Proserpina.
Il Mundus doveva
quindi trovarsi presso il tempio di Cerere, tanto più che
un'iscrizione rinvenuta a Capua attesta l'esistenza di un Sacerdos
Cerialis Mundialis.
Festo
continua descrivendo il Mundus
come speculare alla volta celeste che con essa faceva un tutt'uno,
formando un'ideale sfera (interessante il parallelo che si può
stabilire tra l'etimologia di Mundus e il termine sanscrito Mandala,
che indica appunto la sfera, lo spazio sacro). Specifica poi che era
un luogo consacrato agli Dei Mani, ossia alle anime dei defunti,
destinato a restare sempre chiuso tranne che nei tre giorni indicati.
I
giorni di Mundus Patet (il Mundus è aperto) erano dies
religiosi, (portavano sfiga), perciò si sconsigliava di
intraprendere qualsiasi attività sia laica che religiosa. Era
considerato infausto combattere o convocare i comizi ma pure sposarsi
o congiungersi alla moglie per fare figli. Tuttavia i tre giorni di
Mundus Patet erano segnati sui calendari come comitiales,
poiché il Senato si limitava a segnalare alcuni giorni come di
cattivo auspicio, senza interferire con la dottrina ufficiale dei
pontefici, non ponendo in sostanza alcun obbligo.
Secondo
alcune interpretazioni, escluse però da dallo storico della
religione romana Dumezil, la parola Mundus ha la stessa radice
indoeuropea di utero o bocca e rimanda ai termini di “mondare” o
“purificare”.
La
cerimonia della sua apertura poteva forse avere un carattere
iniziatico, quasi fosse un rito di creazione di una nuova vita
collettiva, una specie di preparazione agli eventi del mese
successivo .
Ma
cosa accadeva di preciso all'apertura del Mundus?
Sempre
da Festo, sappiamo che: occultae et abditae religioni deorum
Manium essent, ueluti in lucem quamdam adducerentur et patefierent
ossia che erano portati alla luce i segreti della religione degli
dei Mani, su cosa vertessero in concreto questi segreti, l'autore non
dice nulla.
Anche
Macrobio nel V secolo, riportando nei Saturnalia una frase di
Varrone, accenna ad un segreto deorum tristium et inferum, per
poi lasciarci con un palmo di naso.
Spiega
però che, essendo il tempio consacrato a Proserpina e a Dis
Pater, il dio romano delle ricchezze, che può essere assimilato
a Plutone (Da notare la stessa radice semantica tra Mundus e
Mantus, la versione etrusca di Dis Pater) il rischio
per gli uomini era essenzialmente quello di essere risucchiati nel
mondo infero, quindi non era il caso di andare in battaglia quando
le porte del regno di Plutone erano aperte.
Senza
dubbio, il timore e la riverenza che i tre giorni di apertura del
Mundus ispiravano ai romani, non era collegato ad una generica
ricomparsa dei morti, quanto piuttosto alla conoscenza di alcuni
segreti che, se non approcciati in maniera corretta, magari dai non
iniziati, potevano rappresentare un serio pericolo.
E
poi...
G.
Dumézil. La religione romana arcaica, Bur, 2001
M.
Ponticello.I Pilastri dell'anno, il significato occulto del calendario, Arkeios, 2013.
romanoimpero.com
Festo,
144-146 L
Macrobio, Saturnalia,
I, 16, 17
C. Milani, Varia
Linguistica, Educatt, 2009
Nel giorno di Giovanni Duns Scoto
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