venerdì 3 febbraio 2017

Biagio il vescovo goloso

Miracolo di San Biagio, attribuito a Marco Benefial 1684 - 1764


Oggi 3 febbraio, la tradizione cattolica ricorda San Biagio, Vescovo di Sebaste in Armenia e patrono della città lucana di Maratea. Invocato in tutta Italia contro le malattie della gola, è anche protettore degli agricoltori e dei tessitori.
Si sa poco della sua vita perché, così come per molti santi, gli Acta, ossia le cronache del suo martirio, affondano le radici nella leggenda e di conseguenza sono lacunose e contraddittorie. Vissuto in Armenia nella prima metà del IV secolo, Biagio, la cui etimologia latina significa balbuziente, fu probabilmente medico prima dell'ordinazione sacerdotale.
Quando si rifugiò in una grotta per sfuggire alle persecuzioni dell'imperatore Licinio nel 314 (la Legenda Aurea di Jacopo da Veragine parla invece di Diocleziano) gli animali accorrevano a portagli il cibo e, rappacificati tra loro, non se ne allontanavano se non avevano prima ricevuto la benedizione. Raggiunto dalle guardie del governatore, che cercavano fiere per i giochi nell'arena, fu riconosciuto come cristiano e arrestato.
Lungo la strada che lo conduceva al martirio a Sebaste, una donna, disperata perché il figlio stava soffocando a causa di una lisca di pesce conficcata in gola, implorò l'aiuto di Biagio. Il santo, non solo salvò il ragazzo, ma ottenne la salute per chiunque ne avesse invocato l'intercessione. Da questo episodio è nata la tradizione di benedire, nel giorno di San Biagio la gola dei fedeli appoggiandovi due candele incrociate.
A Monte San Biagio, in provincia di Latina, le gole sono invece benedette con olio d'oliva e vengono distribuiti dei pani dalla curiosa forma di dita. A Roma, la tradizione di distribuire pane ai fedeli il 3 febbraio, dà il nome alla chiesa di San Biagio alla Pagnotta, dove fino al quindicesimo secolo, era conservata la gola del santo che ora si trova nel tesoro di San Pietro.
Il pane e l'olio sanciscono, così come un altro episodio avvenuto sulla strada verso martirio, il legame di Biagio con il mondo contadino: una donna, cui un lupo aveva rubato l'unico porco, pregò il santo finchè il lupo pentito tornò sui suoi passi e restituì la preda. La contadina donò a Biagio la testa del maiale assieme ad una candela e il santo la pregò di offrirne una ogni anno a suo nome per avere prosperità.
La collocazione calendariale della festa, ossia al passaggio di stagione, la confidenza con gli animali, la presenza del fuoco simboleggiato dalla candela, quindi l'accenno alla purificazione collegano la ricorrenza di San Biagio ai riti agrari di lustrazione di fine inverno.
Il giorno precedente, il 2 febbraio, la chiesa cattolica ricorda la purificazione della Vergine Maria nella festa della Candelora. Nell'antica Roma tra gennaio e febbraio ricorrevano le feriae sementinae e le amburbaliae riti di purificazione dei campi dedicati alla dea Cerere.
Il maiale, che compare nell'aneddoto del porco rubato, è sacro proprio a Cerere, che sovrintendeva alla crescita delle messi, onorata in età arcaica con Tellus, il grembo terreno che custodisce il seme, come il ventre materno nutre l'embrione. Tellus e Cerere a Roma proteggevano i matrimoni e Biagio, in alcune regioni d'Italia era patrono dei fidanzati, prima di essere oscurato dal più famoso Valentino.
Molti sono i riti di benedizione e purificazione degli animali che accomunano Biagio al più famoso “collega” santo contadino Antonio Abate, ricordato il 17 gennaio. In Sicilia si benedice il bestiame passando sul giogo dell'animale un collare che era posto sulla statua del santo.

 


                             S. Biagio ordina al lupo di restiuire il maiale alla vedova povera  Sano di Pietro ( 1406 - 1481)

Nella cultura celtica invece il maiale è affine allo spirito del grano, che, secondo tradizione si incarna nell'ultimo covone mietuto e del quale si conservano alcuni chicchi per la semina successiva. Il primo giorno di febbraio, festa di Imbolc, parola che, tra i vari significati ha quello di ventre, si onora la dea Birgid, con bambole fatte di spighe intrecciate provenienti dall'ultimo covone del raccolto dell'anno precedente. Birgid fu cristianizzata come Santa Brigida, che la tradizione ritiene fosse la levatrice di Gesù. La vita, come il seme custodito da Tellus cresce, ma il germoglio ha bisogno della forza di Cerere per uscire dalla terra, ha bisogno della levatrice Brigida per non soffocare qualora restasse chiuso nel ventre. E chi altri rischiava di morire soffocato se non il ragazzo salvato dal vescovo Biagio, che ha estratto dalla sua gola, purificandola, la lisca di pesce che vi si era conficcata?

Le reliquie di San Biagio sono conservate a Maratea, in Lucania città di cui è patrono e dove approdarono, a causa di un naufragio, i pellegrini armeni diretti a Roma. Curiosamente, dall'urna e dalle colonne della chiesa costruita sopra un precedente tempio di Minerva, stilla un nettare chiamato Manna.
Ad Un santo “goloso” come Biagio, non può non riferirsi una leggenda legata ad uno dei dolci più famosi in Italia: il panettone. Si racconta che, un frate goloso non avendo resistito dallo sbocconcellare un panettone affidatogli da una pia donna, al momento di restituirglielo, guarda caso il 3 febbraio, trovò nella scatola un panettone addirittura più grande del primo. Da questo episodio è nata nel milanese la tradizione di mangiare, nel giorno di San Biagio proprio una fetta di panettone avanzato a Natale, come augurio di prosperità. Meglio se non si tratta di un nuovo panettone, ma proprio di una fetta avanzata, così come i chicchi di grano dell'ultimo covone, tornano a seminare la terra.



Nel giorno di Biagio



e poi...

G. Dumézil. La religione romana arcaica, Bur, 2001

A. Cattabiani, Calendario. Le feste, i miti, le leggende e i riti dell'anno. Mondadori, 2003

A. Cattabiani. Santi d'Italia,BUR, Milano 2004

R. Fattore, Feste pagane, Macro edizioni, Cesena, 2004

C. Miles, Storia del Natale, tra riti pagani e cristiani.Odoya, 2010.

M. Ponticello.I Pilastri dell'anno, il significato occulto del calendario, Arkeios, 2013.

http://www.famigliacristiana.it/articolo/perche-a-san-biagio-si-mangia-il-panettone.aspx