giovedì 5 gennaio 2012

è arrivato



Hiems, stagione del cattivo tempo, delle tempeste...
...stagione severa e misteriosa che si svela soltanto a chi sa coglierla, al di là delle apparenze, nella sua complessità.

A. Cattabiani, Lunario 2002

mercoledì 4 gennaio 2012

Nuovo Calendario Goloso




Gennaio è anche tempo di calendari, ve ne propongo uno che riunisce due mie grandi passioni: quella per gli almanacchi e quella per la cucina.
Visto che, come recita la seconda di copertina, mangiare -e dunque ingrassare- pare inevitabile, quindi tanto vale farlo con stile e divertimento ecco che, per quest'anno, ho pensato di consigliarvi un almanacco, un po' datato, ma diverso dal solito: il Nuovo Calendario Goloso.
A cura di Laura Grandi e Stefano Tettamanti, agenti letterari e giornalisti appassionati di gastronomia, è strutturato come un calendario, dove ad ogni giorno dell'anno, è associata una curiosità gastronomica. Si tratti di una ricetta, una digressione, il ricordo di un viaggio o un gioco o altro, ogni argomento è trattato con leggerezza e ironia, ma anche con precisione indice di competenza e trasporto.
Per chi volesse approfondire ed oltre che la pancia nutrire anche lo spirito, in nota ad ogni articolo c'è un rimando ad una citazione letteraria, artistica e cinematografica.
Ad esempio, lo sapevate che le tazze devono essere preriscaldate in modo da poter conservare la temperatura del tè il più a lungo possibile? O che Baudelaire raccomandava di gustare le patatine fritte prendendole obbligatoriamente con le dita?
Lo definisco "un libro da cucina", cioè un libro che,  secondo una mia particolare teoria,  dovrebbe stare nella zona giorno della casa. Non tanto perchè parla di cibo, ma perchè è bello averlo sottomano per spiluccarne ogni tanto un brano qua e là e, nel caso vi fosse venuta fame durante la lettura, in appendice trovate l'indice delle ricette.
Diciamo che sfogliare il Nuovo Calendario Goloso,è  come chiacchierare con un amico, magari un po' spocchioso, ma comunque originale; è una lettura  da distillare giorno dopo giorno e coniugare così due piaceri messi troppo spesso, a torto, in contraddizione tra loro.
Purtroppo non so se esista ancora in commercio, la mia edizione, trovata in una bancarella di libri usati, risale al 2000. Comunque vale la pena di cercarlo, - io sono alla ricerca  del suo fratello maggiore, il Calendario Goloso, uscito un anno prima- vi terrà buona compagnia.

L. Grandi, S. Tettamanti, Nuovo Calendario Goloso, Garzanti, 2000.


domenica 1 gennaio 2012

Gennaio




L'immagine per il mese di gennaio è un mosaico della cripta dall'abbazia di San Colombano a Bobbio. Rappresenta un personaggio con due facce intento a scaldarsi al fuoco. Sotto di lui il segno dell'acquario.
L'abbazia di san Colombano fu fondata nel 614 a Bobbio dall'omonimo monaco irlandese, la cui regola prescriveva, oltre ai tradizionali compiti della vita monastica quali la preghiera e il lavoro agricolo, anche la diffusione della cultura. L'abbazia fu infatti un importante centro culturale con scriptorium e una biblioteca fornitissima. La basilica odierna venne edificata nel 1400 sopra una precedente chiesa costruita intorno all'anno 1000.
Il nostro mosaico, realizzato con sassi del Trebbia e inserti marmorei, si trova sul pavimento di quest'ultima, in una cappella della cripta, che, assieme al campanile, è ciò che rimane della primitiva costruzione. Sono raffigurate scene tratte dal libro dei Maccabei, animali fantastici e appunto la serie dei mesi.
Gennaio bifronte è una chiara allusione a Giano, la divinità romana custode delle porte e dei passaggi che guardava con volto di vecchio il passato e di giovane il presente, cui il mese, che ne porta il nome, era dedicato. Talvolta, il primo mese dell'anno è raffigurato addirittura con tre volti come nella Misericordia degli Stalli di Zurigo, a rappresentare passato, presente e futuro.
Il personaggio del nostro mosaico si scalda accanto al fuoco, allusione al clima rigido della stagione, ma pure un chiaro richiamo ai tanti fuochi accesi durante i riti le feste del mese di gennaio. Periodo di passaggio quello a ridosso del solstizio invernale: si officiavano cerimonie di purificazione , ma il fuoco era anche segno di forza che si voleva imprimere al sole all'inizio del suo nuovo cammino. Il 6 gennaio, in molte località è usanza bruciare la Vecchia, un fantoccio carico di doni, simbolo della natura invecchiata che deve morire per rinascere, ma che, prima di andarsene porta regali come semi, richiamo alla continuità con il passato.
Pure S. Antonio Abate, festeggiato il 17 gennaio come protettore degli animali e raffigurato in compagnia di un maialino, viene associato nella tradizione popolare al fuoco, tanto che l'herpes zoster nel linguaggio corrente è diventato il fuoco di S. Antonio. Le basi storiche si ritrovano nelle cure prestate presso la città di Vienne, in Francia, dove erano custodite le reliquie del santo traslate da Costantinopoli, ad un male oggi pressoché debellato: l'ergotismo che era comunemente chiamato Ignis Sacer. Causato da un fungo della farina di segale, si manifestava con tremori, convulsioni, difficoltà di deambulazione, febbre e cancrena. I monaci, che gestivano l'ospedale, avevano ottenuto dal papa il privilegio di allevare maiali, con il cui grasso curavano appunto l'ignis sacer.
Secondo una leggenda, S. Antonio aveva guarito un porcellino malato, che poi divenne suo fedele amico e fu proprio grazie allo scompiglio causato da quest'ultimo fra i diavoli, che il santo poté intrufolarsi all'inferno e rubare il fuoco da donare agli uomini. In tutta Italia, nei giorni a ridosso della sua festa, si benedicono gli animali e si accendono falò. Probabilmente, la figura di Antonio altro non è che la cristianizzazione di una divinità celtica: Lug, signore della luce e della rinascita, dio del rinnovamento  cui era affidata la fertilità degli animali. A lui erano consacrati i maiali e i cinghiali.
A Villalago in Abruzzo la sera del 21 gennaio si accendono fuochi in onore di un altro santo, Domenico. Gennaio si chiude con i giorni della merla che, secondo tradizione, sono i più freddi dell'anno e nel cremonese è sopravvissuto un rito, che racchiude tutta la simbologia del mese: il fuoco di purificazione, i canti propiziatori, gli spari che allontanano gli spiriti malvagi e la porta come rito di passaggio.
A Formigara c'è il canto della merla, durante i primi due giorni, dopo i cori si sparano colpi di fucile e si banchetta con vin brulè e salamelle, mentre il terzo si conclude con una drammatizzazione: uomini e donne si pongono l'uno di fronte all'altro, separati da una porta che si apre dopo che i due gruppi si sono punzecchiati col canto, permettendo a uomini e donne di abbracciarsi. A conclusione si accende un grande falò e si brucia il fantoccio della vecchia.
 



per saperne di più:


A. Cattabiani, Lunario, Mondadori 2002


R.G. Russo, Il Fuoco di S. Antonio, in http://www.mondimedievali.net/medicina/altomedioevo25.htm

M. Balice, Candelora – Imbolc, inhttp://www.strie.it/ruota_candeloraOG.html

J. Baltrušaitis, Il medioevo fantastico, Adelphi 1993