domenica 21 giugno 2015

Le strane immagini delle pievi

Nel mese di maggio, dedicato alla Madonna, cercando qualcosa per ravvivare un po' il blog, ho trovato una foto dell'architrave della pieve dei Santi Vito e Modesto, a Corsignano in Toscana.
L'attuale edificio, pur con molti rimaneggiamenti, è da datarsi al XII - XIII secolo, ma le prime tracce risalgono all'VIII.
il fregio della facciata

Sulla facciata, proprio sopra alla porta di ingresso, c'è un fregio che raffigura una sirena a due code che mostra la vulva. Alla sua sinistra un'altra sirena suona la ribeca,uno strumento ad arco simile al liuto, mentre un drago pare sussurrarle qualcosa all'orecchio; a destra una danzatrice, con un braccio afferra per il collo un altro drago, che protende le fauci verso di lei, mentre con l'altro pare voler trattenere una compagna. 
Il nostro immaginario è abituato alla raffigurazione della sirena come un essere donna nella parte alta del corpo ma con la coda di pesce al posto delle gambe.
Ulisse e le Sirene, V secolo a.C
Nella letteratura classica però le sirene erano per metà donna e per metà uccello, ammaliavano le loro prede con il canto e le conducevano a morte. Le prime rappresentazioni delle sirene con la coda di pesce comparvero in raffigurazioni già tra il II secolo avanti Cristo e il II dopo mentre le prime testimonianze scritte le troviamo invece in un bestiario attribuito al monaco anglosassone Thomas di Cantiprè redatto a cavallo tra il VII e l'VIII secolo.
Tuttavia,anche nei bestiari medievali, le due iconografie continuarono a coesistere e le sirene erano spesso rappresentate come ibride di entrambe i generi.
Alberto Magno, il filosofo domenicano vissuto nel XIII secolo, le descrive, nel trattato de Animalibus, come creature con parte superiore del corpo di donna, le ali, la coda squamosa e i piedi d'aquila.
Nelle chiese medievali dell'Italia settentrionale già nel VII secolo venivano raffigurate sirene con la doppia coda di pesce per adattarle alla struttura dei capitelli.
I Padri della chiesa vedevano nella sirena un'allegoria della seduzione esercitata sul cristiano dalla cultura pagana. Solo il saggio cristiano, come scrive il discepolo di Ambrogio, san Massimo di Torino nel V secolo dopo Cristo, legato alla croce, come Ulisse lo era all'albero maestro della nave, poteva ascoltare il loro canto senza perdersi.
Con il passare dei secoli, le sirene divennero invece emblema del peccato di lussuria. I bestiari medievali rappresentano spesso la sirena bicaudata nell'atto di pettinarsi i lunghi capelli o di ammirarsi allo specchio, vezzo tipico delle prostitute.
Le sirene, siano esse alate o con la coda di pesce, hanno comunque una genealogia che le collega al canto: figlie di dio fluvuiale Acheloo e, a seconda degli autori, di Melpomene, la musa del canto o di Tersicore della danza, secondo il poeta latino Ovidio morirono suicide, dopo essere state umiliate dalle muse in una gara canora. Sempre il poeta latino dice che furono fedeli a Proserpina e nel corso dei secoli mantennero sempre un legame con il mondo ultraterreno, tanto che si credeva fossero le accompagnatrici delle anime nell'aldilà.
Ma perché era così letale ascoltare la voce sirene? Il pericolo non proveniva solo dalla loro carica erotica. Legate con ogni probabilità alla Grande Madre, attraverso il canto potevano ricondurre l'uomo, in un mondo infero, nell'utero primordiale di Gea da cui tutto ebbe inizio, cosa inconcepibile in una società patriarcale come quella greca.
Platone, nella Repubblica, descrivendo il viaggio del guerriero Er nell'aldilà immagina Ananke, la necessità come una filatrice che, ruotando il fuso, disegna il destino del mondo. Il fuso è formato da cerchi concentrici ognuno governato da una sirena che insieme cantano l'armonia del cosmo.
Ma tornando all'architrave della pieve di Corsignano, edificio cristiano sorto probabilmente in un bosco legato al culto dei divinità legate all'acqua, possiamo leggere nell'immagine dei draghi il Tempo che tutto produce e divora, mentre nel grembo ostentato della sirena il desiderio che infonde la vita. I ritmi sonori puri, ma inconsistenti diventano quindi carne grazie al desiderio sessuale.
la bifora con la cariatide
Sopra il fregio, a sostegno di una bifora ad M, simbolo della Vergine Maria, c'è una figura femminile, con una mano sul fianco e i seni scoperti, iconografia più adatta ad una divinità pagana che alla Madonna.
Si tratta solo di un “riciclo” di un'immagine legata a culti precristiani?
Anche le Sirene, come Maria, erano vergini e stando al poeta greco Esiodo, furono punite da Afrodite che non sopportava la loro scelta di castità per dedicarsi ad una conoscenza più grande; curiosamente una miniatura austriaca del XV secolo raffigura la Madonna proprio come Sirena.
La vulva esposta dalla creatura a due code del fregio è simbolo di fecondità. Si tratterebbe quindi di una fecondità solamente spirituale?
Sant'Agostino, commentando il salmo 57, scrive: Alienati sunt peccatores a vulva, ossia i peccatori si sono estraniati dalla vulva che ha partorito il Cristo, cioè dalla Verità. La vulva di Maria è immagine della Porta dei Cielo, come conferma il vescovo ortodosso Andrea di Creta vissuto nel 700 commentando il passo biblico del profeta Ezechiele: E l’Eterno mi disse: "Questa porta sarà chiusa, essa non s’aprirà, e nessuno entrerà per essa, poiché per essa è entrato l’Eterno, l’Iddio d’Israele.
Una simmetria con la Sirena a due code del fregio si può leggere anche nella Madonna del Parto che Piero della Francesca, affrescò a metà del 1400: due angeli sostengono i lembi di una tenda che, come un sipario, si apre a mostrare la Madonna incinta. All'apertura della tenda corrisponde la fessura sulla veste di Maria, il Tabernacolo Santo di cui parla il profeta Ezechiele nella Bibbia, del tutto simile alla vulva esposta dalla sirena bicaudata del fregio.
Ma Maria è anche immagine della Chiesa che nel corso della storia fu santa e peccatrice, tanto da essere spesso definita casta meretrix. Quindi l'immagine della sirena che, come abbiamo visto, aveva spesso gli attributi della prostituta, non è certo fuori luogo.
Se guardiamo poi la genealogia di Cristo, con cui Matteo fa iniziare il suo Vangelo, scorriamo un insolito elenco di nomi e parentele: stranamente compaiono quattro donne che, nel mondo ebraico, dove la filiazione si trasmetteva in maschile, difficilmente sarebbero state citate. Queste donne poi, se non sono prostitute, conducono comunque una vita sessuale “irregolare”: Tamara  si finge prostituta,  Ruth è una seduttrice, poi leggiamo della moglie di Davide, Betsabea, ma soprattutto di Raab. Raab il cui nome in ebraico significa Dio ha aperto o Dio ha allargato (come larghe sono le code della sirena del fregio) è il nome della prostituta che a Gerico apre le porte e accoglie le truppe di Isarele. Come mai L'Evangelista non si preoccupa di nascondere queste scandalose origini di Cristo? Forse per dare prova della veridicità del testo sacro? O piuttosto per dire che Dio non disdegna la natura umana, nemmeno nelle sue debolezze, anzi ne fa uno strumento di salvezza. Non mortifica la fisicità tanto da incarnarsi in un corpo di uomo. Che sia questo il segreto che cela il canto delle sirene?



E poi...

A. Cattabiani. Acquario, Mondadori, 2002
A. Beretta, E Broli. Peccato non farlo, Piemme, 2004
N. Valentini. L'inquietante femminile, Sometti, 2011
V. Sgarbi, Piene di Grazia, Bompiani, 2011
http://www.angolohermes.com/Luoghi/Toscana/Pienza/Corsignano.html



Nel giorno del Solstizio d'Estate 2015


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