sabato 25 febbraio 2012

Febbraio






L'immagine di Febbraio è una miniatura dei fratelli Limbourg, tratta da le Très Riches Heures, un libro d'ore realizzato agli inizi del XV secolo per il Duca Jean di Berry.
I libri d'ore erano dei compendi devozionali dedicati ai laici, che, corredati da calendari con decorazioni miniate, indicavano le preghiere, i salmi, gli inni, da recitare durante la giornata. Nati nel XI si diffusero soprattutto tra il XV e il XVI a livello quasi industriale.
Nel libro del Duca Di Berry, troviamo da un lato il calendario dove sono indicati con estrema precisione la lunghezza dei giorni e le fasi lunari mentre, nella pagina a fronte, sotto alla rappresentazione della volta celeste con il carro del sole, le lune e i segni zodiacali, è miniata l'immagine del mese. In ognuna di queste, a far da sfondo alle scene di svaghi di corte o di lavori agresti, sono le proprietà del duca: i suoi castelli e le sue tenute, resi con precisione naturalistica e grande attenzione ai dettagli.
I tre fratelli Limbourg, che non furono tuttavia gli autori della serie completa, perché morirono di peste nel 1416, lavorarono prevalentemente presso le corti francesi, tuttavia, soprattutto nel libro d'ore, si nota l'influenza della miniatura lombarda e della pittura toscana, tanto che alcuni studiosi arrivano ad ipotizzare il viaggio di uno di loro in Italia. I paesaggi e le figure sono caratterizzati con grazia ma, nello stesso tempo con studio della prospettiva ed estremo realismo, tanto che la loro opera è ritenuta dagli studiosi uno dei primi esperimenti di pittura dal vivo ed è utile per ricostruire le abitudini del tempo, sia dei cortigiani che del popolo.
Il mese di Febbraio mostra un paesaggio innevato. In lontananza un uomo conduce un mulo, mentre un taglialegna è all'opera al bordo di un bosco. In primo piano si vede l'interno di una casa, con tre persone che si scaldano al fuoco, all'esterno avanza una vecchia che si copre con un mantello lacero. L'accuratezza con cui sono tratteggiati i particolari, come i corvi che beccano sulla neve e il cane curioso che osserva accanto al camino, mostrano gusto per la narrazione.
La posizione innaturale e quasi “provocante” delle tre figure intente a scaldarsi e il contrasto con la vecchia che avanza, mi ha fatto venire in mente, ma è solo una mia ipotesi, l'allegoria della lotta tra il Carnevale e la Quaresima, tema che ritorna spesso nel medioevo e nel rinascimento, si veda, ad esempio il famosissimo quadro di Brugel.
Il termine Carnevale, che indica un periodo di festeggiamenti e di follia dopo il Natale, inizia in alcune zone d'Italia già all'Epifania, ma convenzionalmente il 17 gennaio festa di S. Antonio Abate, per concludersi il mercoledì delle ceneri. Nella sola diocesi di Milano, invece, secondo il rito Ambrosiano, il Carnevale continua fino alla domenica successiva.
L'origine del termine Carnevale, usato per la prima volta dal giullare Matazone nel XIII secolo è controversa: potrebbe essere un saluto alla carne dal latino carni vale, dato che, durante la Quaresima le carni erano bandite dalla tavola, o essere inteso come un sollievo alla carne, un periodo di tempo dove gli istinti più elementari erano lasciati liberi di sfogarsi, o, più probabilmente indica il car naval, la nave dei folli che simbolicamente attraversa questo periodo di confusione e della quale è rimasta traccia nelle tante sfilate allegoriche attraverso le città.
L'allegria, il capovolgimento dei ruoli, l'atmosfera orgiastica, richiamano i Saturnali romani e altre feste pagane come leAntesterie celebrate in primavera ad Atene in onore di Dioniso.
Il Carnevale è tempo di di passaggio tra una stagione e come sempre accade in questi momenti c'è una contaminazione con il mondo infero: gli spiriti dei trapassati sono liberi di tornare sulla terra e mescolarsi con i viventi. Le maschere altro non sono che corpi atti a dare consistenza alle anime che possono così muoversi in mezzo a noi. Si pensi che, il nome della maschera italiana più popolare, Arlecchino, deriva da Hoelle Koenig, re degli inferi. In Sardegna protagonisti del Carnevale sono i mamuthones, personaggi spaventosi vestiti di pelli e con campanacci sulle spalle, tenuti a bada dagli issicadores con le funi.
C'è infatti qualcosa di sinistro nel Carnevale, nella sua allegria forzata, nell'ineluttabilità della festa, nel dover sottostare agli scherzi. È un'allegria venata di inquietudine perché si sa che la festa con i suoi doni è destinata a finire presto, anzi la festa ha senso proprio perché annuncia la morte necessaria alla rigenerazione della natura e ad un nuovo anno e le forze infere, benché indispensabili incutono sempre diffidenza e timore.
Il re del Carnevale, che regge le sorti di quel mondo alla rovescia, alla fine della festa viene simbolicamente ucciso o scacciato. Un po' come il Rex Saturnaliorum che torna ad essere legato nel tempio o i morti espulsi da Atene dopo le Antesterie. Talvolta è identificato addirittura con il Diavolo come a Point- Saint- Martin in Valle d'Aosta. Altre volte con il tiranno locale come ad Ivrea dove, ancora oggi si intraprende una battaglia con arance in ricordo della rivolta popolare. Ora che la luce trionfa sulle tenebre, il nuovo anno può cominciare.

e poi... 
A. Cattabiani, Calendario, Mondadori 2002
 
A. Cattabiani, Lunario, Mondadori 2002

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