Febbraio,
oggi mese di influenze e conseguenti febbri, ma nell'antica Roma, era
soprattutto tempo di purificazioni. La sua etimologia richiama non a
caso la febbre, che altro non è se non un innalzamento della
temperatura dell'organismo, per purificarlo dalla malattia. Ippocrate
infatti diceva: "Datemi
la febbre e curerò qualsiasi malanno"
Nell'antica
Roma Febris,
ovvero la personificazione della Febbre, era una divinità temuta
soprattutto dalle classi più basse, che abitavano, anche all'interno
dell'Urbe, ambienti paludosi o malsani. Accompagnata dalle dee
Tertiana e Quartiana, incarnazioni della malaria, Febris era una
divinità di origine italica molto antica. Le fonti scritte non offrono molte
testimonianze del culto di Febris: ne parla Seneca nell'
Apokolokyntosis,
dove la dea accompagna il defunto imperatore Claudio nell'aldilà;
Cicerone racconta di un tempio di Febris sul Palatino, mentre autori
cristiani, come Sant'Agostino deprecano il fatto che si ergessero
templi a questa entità, prova di come il culto di Febris, sebbene
non istituzionalizzato, fosse sentito dalla popolazione.
Secondo
Valerio Massimo, tre erano i templi dedicati alla Febbre: sul
Palatino, all'Esquilino, vicino al tempio di Onore e Virtù fatto
erigere da Caio Mario mentre un terzo doveva trovarsi al vico Lungo, nei
pressi dell'odierna via Nazionale.
E' Difficile ricostruire un'iconografia di Febris: ci provò Poliziano nel suo poemetto In Albieram Albitiam puellam formosissimam morientem a memoria della principessa Albiera morta improvvisamente a Firenze, basandosi però su rappresentazioni mitologiche di altre divinità come le Furie o Cibele.
Probabilmente
Febris è la derivazione romana del dio etrusco Februus, cui Numa
Pompilio aveva dedicato il mese di febbraio.
Februus,
divinità della morte e della purificazione, era celebrato alle
Februalia, all'inizio del mese, ma tutto Febbraio, ultimo mese
dell'anno secondo l'antico calendario lunare, quando cadevano anche
le celebrazioni delle Feralia e Parentalia, era consacrato ai
defunti, che venivano placati con doni, per poi essere espulsi dalla
comunità. Le Februalia andavano a sovrapporsi al rito dei
Lupercali, cerimonia di purificazione e fecondità, dove assieme a
Fauno si ricordava anche Febris, così che spesso le tre divinità finivano per sovrapporsi e confondersi.
Quindi
non solo entità malefica, ma come la maggior parte delle antiche
divinità, anche Febris aveva il suo volto positivo, essendo colei che
purifica dalla malattia e per traslazione anche da tutte le entità
negative. Si ricordi che, secondo Ovidio il termine Februum significa strumento di purificazione e Februare vuol proprio dire
purificare e una Iuno Februata, ossia Giunone purificata, compariva nei Lupercalia dove, la pelle di capra che colpiva le donne per assicurare loro fecondità era detta amiculum iunonis
La liturgia cattolica ha sostituito queste feste con la Candelora, ossia la purufucazione della Vergine a
quaranta giorni dal parto e la presentazione al Tempio del Bambino. Non si dimentichi poi che, Fino a qualche anno fa, il 14 febbraio si celebrava una Santa dal
nome non casuale di Febbronia.
e
poi..
G.
Dumézil. La religione romana arcaica, Bur, 2001
M.T.
Cicerone. De natura Deorum, Mondadori, 1996
Valerio
Massimo, Factorum et dorum memorabilium
Ovidio.
I Fasti, Bur, 1998
Alessandro
Perosa. Studi di filologia umanistica. 1 Angelo Poliziano, 2000
http://archive.org/details/39002011213080.med.yale.edu
http://www.schlangengesang.de/archiv/39.htm
http://www.thaliatook.com/OGOD/febris.html
http://www.romanoimpero.com/2011/02/culto-di-febris.html
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