Un
po' mi assomigliano queste piante solitarie, amanti dei grandi spazi.
Anche se preferisco vederle nel loro habitat sono contenta che siano
tornate a rallegrare con i loro colori caldi i giardini e i balconi.
Parlo delle Eriche, rustiche e resistenti, tanto da diventare simbolo
di solitudine e forza, piante magiche per alcuni popoli, con i fiori
che ricordano i cappelli degli elfi.
In realtà noi chiamiamo Erica una grandissima varietà di specie della famiglia delle ericacee. I generi sono tre: Erica che comprende oltre 600 specie, la Calluna, con la sola specie di Calluna Vulgaris, e la Daboecia con due specie sempreverdi e rustiche, a fiori grandi e campanulati.
In realtà noi chiamiamo Erica una grandissima varietà di specie della famiglia delle ericacee. I generi sono tre: Erica che comprende oltre 600 specie, la Calluna, con la sola specie di Calluna Vulgaris, e la Daboecia con due specie sempreverdi e rustiche, a fiori grandi e campanulati.
Le
Eriche sono tra loro diverse per aspetto e provenienza. La maggior
parte è originaria del bacino mediterraneo, altre provengono
dell'Europa continentale, molte sono indigene dell'Italia.
Di
comune hanno la rusticità e una buona resistenza, infatti il
nome Erica deriva dal verbo greco ereikon che
significa rompere. Si pensava infatti che le sue radici rompessero la
pietra, e quindi il suo decotto fosse un rimedio utile contro i
calcoli.
Le
Ericacee Hanno aspetto diverso, sia per dimensioni che per fiori e
foglie.
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Erica arborea |
L'Erica
Arborea,
originaria dell'Europa meridionale è abbondante anche in Italia.
Fiorisce in primavera e può raggiungere un'altezza di 6 metri, i
fiori a forma di globi, rimangono sulla pianta anche quando sono
secchi. Viene chiamata anche “scopa” perché nelle campagne era
usata appunto per fabbricare le scope.
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Erica carnea |
L'Erica Carnea ha fiori rosa piccoli con antere rosse. Fiorisce all'inizio dell'anno, ma alcune specie arrivano in fiore fino a maggio. Originaria dell'Europa continentale in Italia è presente sulle Alpi e sull'Appennino settentrionale, può arrivare a vivere fino a 2500 metri di altitudine.
Altre
Eriche, originarie dei paesi mediterranei o del sudafrica,
come l'Erica Autumnalis o l'Erica Multiflora,
sono meno rustiche e da noi vanno coltivate con qualche accorgimento
visto che non tollerano le gelate.
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Un cesto di calluna vulgaris |
Una
bella presenza sui nostri balconi, chiamata semplicemente Erica
è in realtà la Calluna
Vulgaris. È
stato il botanico Salisbury nell'ottocento a dissociare la
Calluna dal genere Erica. E'un arbusto nano con fiori pendenti
dai colori che variano dal bianco, al rosa, al lilla che fioriscono
soprattutto in autunno.
Il nome Calluna deriva dal verbo kallynein che significa scopare. Non siate maliziosi: questo arbusto era usato nelle campagne per fare le scope, mentre con il legno si fabbricavano i fornelli per le pipe.
Il nome Calluna deriva dal verbo kallynein che significa scopare. Non siate maliziosi: questo arbusto era usato nelle campagne per fare le scope, mentre con il legno si fabbricavano i fornelli per le pipe.
È
chiamata anche Brugo da brucus che era il nome
celtico della pianta da cui deriva poi la parola brughiera. Si adatta
alla terra povera e calcarea e forse per questo è associata alla
solitudine.
Il
suo fiore dà miele saporito e piuttosto pregiato.
In
medicina è consigliata per curare le affezioni della vie urinarie:
si usa contro la cistite e la diarrea, e pare che il suo decotto, se
aggiunto all'acqua del bagno, sia efficace contro i reumatismi.
I
popoli nordici consideravano l'Erica l'erba delle fate che, secondo
alcune leggende, dimoravano fra i suoi fiori. Era sconsigliato
addormentarsi sopra un cespuglio d'Erica, perché si rischiava di
essere rapiti da loro, ma allo stesso tempo, ci si metteva in
contatto con l'aldilà.
Le
scope di Erica, utilizzate anche per pulire i templi, scacciavano gli
spiriti maligni dalla casa. L'Erica bianca era considerata un
portafortuna per il matrimonio.
Forse
perché fiorisce per lo più in autunno, l'Erica è associata al
segno dello Scorpione e pare ne tempri le asperità del carattere.
Le
ericacee sono arbusti perenni, anche se sta prendendo piede
l'abitudine, forse dettata dalla pigrizia, di trattarle da annuali.
Sono di coltivazione facile in giardino più difficile in vaso (per
la cronaca io ci ho provato a conservarle, dopo l'inverno, ma a
luglio mi hanno preso un colpo di calore e sono schiattate). Tranne
quelle prettamente mediterranee, sono rustiche e adatte a climi
piuttosto rigidi. Vanno collocate in pieno sole, in terreno
acido(quelle mediterranee tollerano una certa dose di calcare) misto
di sabbia e torba. L'innaffiatura deve essere frequente,meglio se con
acqua piovana o comunque poco calcarea, facendo attenzione ai
ristagni e concimate con moderazione perché è facile “bruciare”
le radici.
Se
si vuole conservare la pianta specie se in vaso, a primavera è
consigliabile eseguire una leggera potatura mescolando il legno
tagliato alla terra.
...e
poi
Eriche
europee e sudafricane, Coltiviamole così; F.Fessia in Gardenia 306,
ottobre 2009
Enciclopedia tematica, Fiori e giardino
A.Cattabiani, Florario, Mondadori 1996
www.leserre.it
Enciclopedia tematica, Fiori e giardino
A.Cattabiani, Florario, Mondadori 1996
www.leserre.it
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