domenica 9 dicembre 2012

Erica, la pianta delle fate






Un po' mi assomigliano queste piante solitarie, amanti dei grandi spazi. Anche se preferisco vederle nel loro habitat sono contenta che siano tornate a rallegrare con i loro colori caldi i giardini e i balconi. Parlo delle Eriche, rustiche e resistenti, tanto da diventare simbolo di solitudine e forza, piante magiche per alcuni popoli, con i fiori che ricordano i cappelli degli elfi.
In realtà noi chiamiamo Erica una grandissima varietà di specie della famiglia delle ericacee. I generi sono tre: Erica che comprende oltre 600 specie, la Calluna, con la sola specie di Calluna Vulgaris, e la Daboecia con due specie sempreverdi e rustiche, a fiori grandi e campanulati.
Le Eriche sono tra loro diverse per aspetto e provenienza. La maggior parte è originaria del bacino mediterraneo, altre provengono dell'Europa continentale, molte sono indigene dell'Italia.
Di comune hanno la rusticità e una buona resistenza, infatti il nome Erica deriva dal verbo greco ereikon che significa rompere. Si pensava infatti che le sue radici rompessero la pietra, e quindi il suo decotto fosse un rimedio utile contro i calcoli.
Le Ericacee Hanno aspetto diverso, sia per dimensioni che per fiori e foglie.
Erica arborea
L'Erica Arborea, originaria dell'Europa meridionale è abbondante anche in Italia. Fiorisce in primavera e può raggiungere un'altezza di 6 metri, i fiori a forma di globi, rimangono sulla pianta anche quando sono secchi. Viene chiamata anche “scopa” perché nelle campagne era usata appunto per fabbricare le scope.
Erica carnea

L'Erica Carnea ha fiori rosa piccoli con antere rosse. Fiorisce all'inizio dell'anno, ma alcune specie arrivano in fiore fino a maggio. Originaria dell'Europa continentale in Italia è presente sulle Alpi e sull'Appennino settentrionale, può arrivare a vivere fino a 2500 metri di altitudine.
Altre Eriche, originarie dei paesi mediterranei o del sudafrica, come l'Erica Autumnalis o l'Erica Multiflora, sono meno rustiche e da noi vanno coltivate con qualche accorgimento visto che non tollerano le gelate.
Un cesto di calluna vulgaris
Una bella presenza sui nostri balconi, chiamata semplicemente Erica è in realtà la Calluna Vulgaris. È stato il botanico Salisbury nell'ottocento a dissociare la Calluna dal genere Erica. E'un arbusto nano con fiori pendenti dai colori che variano dal bianco, al rosa, al lilla che fioriscono soprattutto in autunno.
Il nome Calluna deriva dal verbo kallynein che significa scopare. Non siate maliziosi: questo arbusto era usato nelle campagne per fare le scope, mentre con il legno si fabbricavano i fornelli per le pipe.
È chiamata anche Brugo da brucus che era il nome celtico della pianta da cui deriva poi la parola brughiera. Si adatta alla terra povera e calcarea e forse per questo è associata alla solitudine.
Il suo fiore dà miele saporito e piuttosto pregiato.
In medicina è consigliata per curare le affezioni della vie urinarie: si usa contro la cistite e la diarrea, e pare che il suo decotto, se aggiunto all'acqua del bagno, sia efficace contro i reumatismi.
I popoli nordici consideravano l'Erica l'erba delle fate che, secondo alcune leggende, dimoravano fra i suoi fiori. Era sconsigliato addormentarsi sopra un cespuglio d'Erica, perché si rischiava di essere rapiti da loro, ma allo stesso tempo, ci si metteva in contatto con l'aldilà.
Le scope di Erica, utilizzate anche per pulire i templi, scacciavano gli spiriti maligni dalla casa. L'Erica bianca era considerata un portafortuna per il matrimonio.
Forse perché fiorisce per lo più in autunno, l'Erica è associata al segno dello Scorpione e pare ne tempri le asperità del carattere.
Le ericacee sono arbusti perenni, anche se sta prendendo piede l'abitudine, forse dettata dalla pigrizia, di trattarle da annuali. Sono di coltivazione facile in giardino più difficile in vaso (per la cronaca io ci ho provato a conservarle, dopo l'inverno, ma a luglio mi hanno preso un colpo di calore e sono schiattate). Tranne quelle prettamente mediterranee, sono rustiche e adatte a climi piuttosto rigidi. Vanno collocate in pieno sole, in terreno acido(quelle mediterranee tollerano una certa dose di calcare) misto di sabbia e torba. L'innaffiatura deve essere frequente,meglio se con acqua piovana o comunque poco calcarea, facendo attenzione ai ristagni e concimate con moderazione perché è facile “bruciare” le radici.
Se si vuole conservare la pianta specie se in vaso, a primavera è consigliabile eseguire una leggera potatura mescolando il legno tagliato alla terra.


...e poi
Eriche europee e sudafricane, Coltiviamole così; F.Fessia in Gardenia 306, ottobre 2009
Enciclopedia tematica, Fiori e giardino
A.Cattabiani, Florario, Mondadori 1996

www.leserre.it



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