Leonardo da Vinci, Sant'Anna,
la Madonna e il Bambino con l'agnello, 1510, National
Gallery, Londra
Pochi giorni fa, il 26 luglio, si è
festeggiata S. Anna, madre della Madonna, protettrice delle
partorienti, ma anche delle sarte e delle lavandaie.
Il nome Anna, che è uno
dei più diffusi in Italia, deriva dall'ebraico Hannàh che
significa Dio ha concesso la grazia. Secondo il protovangelo di
Giacomo (le vicende dell'infanzia della Madonna, che tanto hanno
colpito l'immaginazione popolare, non si trovano nei Vangeli
canonici) Anna, moglie sterile e avanti con gli anni di Gioachino,
pregò il Signore che le concedesse la grazia di un figlio e, dopo
nove mesi, partorì Maria.
Lo stesso nome portava
anche un personaggio dell'antico testamento: la moglie di Elkana,
pure lei sterile cui il Signore concesse la grazia di diventare madre
di Samuele.
Il nome ebraico Hannàh è
stato tradotto nel greco Hanna ed è giunto in occidente come Anna.
C'era, nella mitologia
latina, un personaggio fondamentale che portava questo nome: Anna
Perenna, festeggiata il 15 di marzo che, nell'antico calendario
lunare coincideva con la luna piena di Marzo, che inaugurava il nuovo
anno.
Ovidio nei Fasti ci
racconta che veniva onorata con una scampagnata primaverile in un
boschetto nei pressi di ponte Milvio: i partecipanti si
abbandonavano sui prati fioriti a canti, balli, ubriacature e amori.
Ma chi era questo
personaggio? Sempre Ovidio riporta alcune interpretazioni: Anna
sarebbe la sorella di Didone, che, raggiunto Enea nel Lazio, morì
suicida nel fiume Numico (oggi il Rio Torto) e fu trasformata in
ninfa. Oppure, secondo altre interpretazioni, fu una vecchietta di
Boville, sobborgo di Roma che, quando la plebe si ritirò sul Monte
Sacro, la sfamò con focacce e una volta che i plebei, ottenuta la
pace sociale, rientrarono nell'Urbe le dedicarono una statua e da
allora venne onorata nel mese di Marzo, sacro a Marte
Il dio della guerra,
probabilmente seccato per dover dividere con lei il suo mese,
pretese un aiuto per sedurre la casta Minerva. Anna consigliò al
focoso amante di apparecchiare la camera nuziale, dove lei avrebbe
pensato a condurre la riluttante dea. Grande fu la delusione di Marte
nel ritrovarsi a letto, invece che con la conturbante dea, con la
vecchietta burlona! Quest'episodio, a quanto si legge nei Fasti,
spiega l'usanza di scherzi e canti licenziosi intonati soprattutto
dalle ragazze durante le feste di Anna Perenna.
Ma che cosa c'entra Anna
Perenna divinità pagana, a tratti licenziosa, con Sant'Anna, madre
di Maria?
I due nomi sono simili
soltanto nell'assonanza, in quanto, in latino, Anna deriva da annare
ossia passare da un anno all'altro e lo stesso Ovidio identifica Anna
Perenna con la luna piena di Marzo che completa un ciclo annuale e
ne inizia uno nuovo e quindi la tradizione la rappresenta con le due
facce di vecchia e di giovane ninfa. Sicuramente è una divinità
legata ai culti alla grande Madre, al passaggio da un ciclo all'altro
si noti poi che in Sanscrito, il termine Anna indica l'essenza
vitale, il nutrimento del cosmo associato alle acque e alla luna. Si
aggiunga poi che Secondo lo studioso Dario Sabbatucci, Anna altro non
era che una personificazione dell'Annona i cui magistrati, gli edili
plebei assicuravano il rifornimento di grano agli abitanti della
città, quindi sempre una dea legata al grano e al nutrimento.
Alfredo Cattabiani trova
molte analogie, che sono rimaste nella nostra cultura come a livello
inconscio, tra S. Anna e le divinità legate ai culti della Grande
Madre, quindi non solo Anna Perenna, ma anche Demetra, Cerere,
Persefone e tutti i protagonisti di misteri legati al grano come i
Misteri Eleusini.

Nell'iconografia
tradizionale S.Anna è rappresentata spesso con il mantello verde
(esempio la tavola di Leonardo Madonna e S. Anna) colore della
primavera e della natura che si rinnova.
Però, se si riflette
bene, che cosa è l'estate per noi moderni se non un periodo di
passaggio da un anno all'altro? A pensarci il vero capodanno, quando
iniziano molte nuove attività dovrebbe cadere ai primi di settembre!
E poi...
A. Cattabiani, Simboli,
miti e misteri di Roma. Newton Compton 1990
Ovidio, I Fasti, a cura
di L. Canali e M Fuececchi. Bur 1988
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