venerdì 13 luglio 2012

Luglio




L'immagine del mese di Luglio proviene dal pavimento della cripta di San Savino a Piacenza.
La struttura odierna della chiesa è frutto di un ripristino, voluto agli inizi del 900 da Monsignor Scalabrini, che, come molti suoi contemporanei, preso dalla frenesia di riportare in vita un ideale medioevo, ne ha tolto i fasti del barocco, per ridarle un aspetto pseudo – romanico.
L'edificio in realtà è molto antico: un primo nucleo, dedicato ai Santi Apostoli, venne costruito alla fine del IV secolo d.C. dal vescovo Savino al quale la chiesa fu dedicata, dopo che vi fu sepolto nel 420. Venne quindi distrutta due volte dagli Ungari e riedificata agli inizi del XII secolo. Risalgono a quest'epoca i mosaici pavimentali della cattedrale e della cripta, che sono tra le poche tracce rimaste dell'impianto medievale, dopo i rifacimenti barocchi e il ripristino novecentesco.
I mosaici del presbiterio e della cripta sono oggi a tessere bianche e nere, ma secondo alcuni interpreti un tempo dovevano essere policromi. Nel presbiterio vediamo una figura umana, probabilmente il Tempo o il Padreterno, affiancato da immagini del sole, della luna e delle virtù, nonché dall'insolita raffigurazione di una partita a scacchi.
Il pavimento della cripta invece mostra, tra le onde di un mare stilizzato e popolato di creature marine, tondi entro i quali, a tessere bianche su fondo nero, stanno le personificazioni dei mesi. Racchiude il pavimento un fregio con episodi biblici, secondo l'usanza medievale di rappresentare il lavoro da svolgersi nell'arco dell'anno, il tempo dell'uomo, affiancato a scene tratte dalla Bibbia, ossia il tempo divino.
Dei dodici mesi ne sono rimasti solo nove.
Luglio è raffigurato come un uomo intento alla mietitura, affiancato dal segno del cancro. A contornare il clipeo una scritta, non del tutto decifrabile, che rimanda alla calura del solstizio. Stranamente, rispetto a quello che accade negli altri tondi, il segno zodiacale è rappresentato in nero su fondo bianco: una probabile allusione al sole che ha iniziato il suo percorso discendente e alle giornate che, d'ora innanzi, vanno accorciandosi.
L'uomo miete secondo la tecnica antica con un falcetto corto, tagliando il grano proprio vicino alla spiga. Luglio è infatti il mese della mietitura, un periodo costellato da sagre che rimandano ai riti agresti, un tempo anche crudeli.
In epoca arcaica si pensava che lo Spirito del Grano dimorasse nell'ultimo covone e che, una volta che questo veniva tagliato, si impossessasse del primo essere che trovava nei paraggi, quindi dell'ultimo mietitore o di un semplice passante, che veniva sacrificato per propiziare il raccolto. Ovviamente, in epoca storica, se ne faceva una rappresentazione simbolica: ancora oggi, in alcune zone d'Europa, un uomo viene legato, schernito e battuto oppure si “sacrifica” un fantoccio dopo averlo portato in processione. Un tempo capitava che ad essere sacrificati fossero animali: cani, lupi, scrofe, più spesso galli. Le penne del gallo venivano bruciate e la cenere mescolata ai semi in autunno, per favorirne la rinascita.
Lo Spirito del Grano è chiamato anche, a seconda della zona, Madonna del Grano o Vecchia, ma, sia che si ponga l'accento sulla sua natura femminile o maschile, la sua celebrazione rimanda al culto della Grande Madre.
Presso i greci fu Demetra che, per ricompensare l'umanità, inviò Trittolemo ad insegnare agli uomini l'arte dell'agricoltura mentre, nella celebrazione dei misteri Eleusini dedicati proprio a Demetra, veniva mostrata una spiga.
Presso gli egizi era invece il dio Osiride ad essere associato al grano: come chicchi, gli arti del suo corpo smembrato furono sparsi sulla terra  in una specie di  rito di fertilità. E non a caso, proprio durante il periodo della semina, quando si celebravano proprio le feste di Osiride, statuette del dio erano sepolte nei campi per propiziare il raccolto.
Ma il grano è soprattutto simbolo Cristiano: già nell'Antico Testamento, Giuseppe, venduto dai fratelli come schiavo in Egitto, salva il paese dalla carestia decifrando un sogno del Faraone e convincendo il sovrano ad ammassare provviste per gli anni di magra. Giuseppe verrà ricompensato diventando maggiordomo di corte e procurando ricchezze alla sua famiglia, cioè passando dalla morte simbolica della schiavitù alla vita che dà nutrimento a sé e agli altri. Giuseppe è chiaramente un'anticipazione del Cristo che muore per rinascere e nutrire l'intera umanità.
Anche il segno del cancro, che ha inizio al solstizio d'estate e regge il cielo fino alla metà di luglio viene, dall'astrologia tradizionale, associato alla maternità e alla nascita. È simboleggiato da un crostaceo, un granchio o un gambero, forse a causa della loro andatura obliqua quando non a ritroso proprio come il sole che, impercettibilmente, in questo mese, inverte il suo percorso.
Ma più probabilmente perchè la tradizione ha sempre associato i crostacei e i molluschi acquatici (nell'antica grecia il segno del cancro era rappresentato anche dal polipo) al simbolo femminile per eccellenza, la luna, tanto da pensare il loro aspetto variasse a seconda delle fasi lunari.

Il geroglifico del segno, invece, richiama due polarità opposte che porteranno a generare gli organi formando così un individuo.
Non a caso, proprio nel mondo greco, i solstizi erano considerati delle porte tra il mondo sensibile e il non manifestato. Il solstizio d'estate, quando ha inizio il segno del cancro, era detto la “porta degli uomini” ossia era il passaggio attraversato dalle anime verso la loro incarnazione. Anche nella teologia buddista proprio il granchio è il simbolo del sonno della morte, ossia di quel lasso di tempo di passaggio tra una vita e l'altra che precede l'incarnazione.
Luglio è insomma il tempo della Grande madre, quando si inizia a raccogliere i frutti della terra, il grano soprattutto, che è l'alimento principale dell'umanità. Ma la maternità cela in sé anche un doppio terribile: così come crea può distruggere riassorbendo tutto in sé. Ecco allora i riti crudeli della mietitura, ma anche una leggenda curiosa riportata da Ovidio: provate a seppellire un granchio senza chele, ne nascerà un terribile scorpione.


E poi...
Italia nell'arte medievale
A. Cattabiani, Erbario. Rusconi 1994
A.Cattabiani, Acquario. Mondadori 2002


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