martedì 22 novembre 2011

Almanaccando



Non so con esattezza come sia nata la mia passione per gli almanacchi. Ricordo che, fin da quando ero piccola, sfogliandone qualcuno, mi appassionavo ai proverbi, alle previsioni meteorologiche e al mutare delle fasi lunari, tanto da chiedere a mia nonna lumi sul lavoro nei campi.
Almanacco è una parola che deriva dall'arabo Almanack, che indica le tavole per le misurazioni astronomiche.
Il primo almanacco che ho conosciuto è quello di Frate Indovino.
Questo calendario, che è presente in parecchie cucine italiane, uscì nel 1945 e fu redatto dal padre Cappuccino Mario Baudelli che, dietro lo pseudonimo di Frate Indovino, lo curò fino alla morte. Fin dalle prime edizioni dell'Almanacco francescano, ai santi e alle festività religiose vennero ad affiancarsi consigli per i coltivatori, per le donne di casa e per i giovani. Una curiosità: la pubblicazione dell'Almanacco subì una battuta d'arresto nell'anno 1951, poiché il Ministro generale dell'ordine dell'Ordine dei Cappuccini, preoccupato per l'aggettivo Indovino attribuito ad un frate, ne decretò la sospensione della pubblicazione. L'almanacco uscì comunque ma già dall'annata successiva riprese, dopo alcune modifiche, le pubblicazioni. La nuova edizione, a colori, e con le tavole illustrate dei mesi, raggiunse le 12.000 copie e si diffuse in tutta Italia. Penso che molti di noi se ne ricordino qualche edizione particolare; a me è rimasta nel cuore quella del 1982 con le filastrocche del simpatico fraticello Cimabue. Ho appeso Frate Indovino nella mia stanzetta e l'edizione 2008, rimodernata nella grafica, racconta per ognuno dei dodici mesi i casi di serendipità, ossia di scoperte fortuite, avvenute mentre si cercava qualcos'altro.
Non è l'unico fra i miei almanacchi: tengo il Barbanera, dove spesso controllo di quanto si allungano le giornate, oltre che gli oroscopi e i consigli per le ricette e per la casa. E' il più antica lunario italiano, risalente al 1791. Pare che dietro questo pseudonimo si celasse un frate eremita veramente esistito a Foligno. L'almanacco di Barbanera si diffuse presto in tutta Italia, anche tra i ceti colti. Gabriele d'Annunzio che ne conservava parecchie edizioni al Vittoriale, in una lettera scrisse: "...La gente comune pensa che al mio capezzale io abbia l'Odissea o l'Iliade, o la Bibbia, o Flacco, o Dante, o l'Alcyone di Gabriele d'Annunzio. Il libro del mio capezzale è quello ove s'aduna il 'fiore dei Tempi e la saggezza delle Nazioni': il Barbanera..." Oggi,oltre all'edizione "classica" ne esiste una più "moderna" e colorata, mentre l'eremita - astrologo si è come dire "attualizzato" dotandosi persino di un sito internet.
Un Lunario Trentino, appeso dietro la porta della cucina, riporta le tradizioni della mia terra d'origine, con i piatti tipici e le poesie per ogni mese.
Interessante è il Lunario Veneto che sta proprio sopra la mia scrivania, redatto in dialetto veronese del poeta Dino Coltro. È diviso, come gli antichi lunari, in quarantie ossia periodi di circa 40 giorni computati sulle fasi lunari, che prendono, il nome dalle stagioni o dai santi. E' sulle quarantie che un tempo si basavano le previsioni meteorologiche e i lavori agricoli. Per ogni giorno della settimana c'è un proverbio e una regola ossia una massima di saggezza contadina.
Non è un almanacco ma un libro il Calendario di Alfredo Cattabiani, scrittore e studioso di tradizioni popolari. In questo volume, edito da Mondadori, scandito dall'andamento del calendario cristiano, si racconta, dopo studi approfonditi, di feste, tradizioni e credenze legati ad ogni periodo dell'anno. Io lo tengo in cucina,(a proposito, è uno dei pochi libri che ho acquistato in edizione non economica, visto che pure la copertina è molto bella), e ogni tanto lo "pilucco" per trovarci sempre qualcosa di nuovo relativo ai giorni in corso.
Infine, come non dimenticare l'almanacco per eccellenza, ossia l'Almanacco del giorno dopo, trasmissione di Rai Uno curata da Giorgio Ponti, Diana de Feo e Flora Favilla, che è andata in onda, poco prima del telegiornale dal 1976 al 1994.
Penso che la sua sigla abbia scandito le cene di tutti noi. L' Almanacco era condotto inizialmente da Paola Pelissi, cui in seguito si aggiunsero le annunciatrici Pepi Franzelin e Ilaria Moscato. Dopo l'apertura, con l'orario del sorgere del sole e della luna, il santo del giorno e una piccola curiosità ( come in tutti i lunari che si rispettino) venivano una serie di rubriche: Domani Avvenne, uno spazio fisso dove si raccontava un avvenimento occorso nella data odierna, mentre le rubriche successive cambiavano a seconda del giorno della settimana. Tra le più note ricordo La Fiera delle Vanità, condotta da Diego della Palma, Conosciamo l'Italiano, di Cesare Marchi, Dalla parte degli animali, a cura di Danilo Mainardi, Vecchio e Antico di Claudio Gasperini. La trasmissione si concludeva con un proverbio o una massima e l'immagine del Tempo che indicava "è finita la Comedia"
Credo che il fascino dell'Almanacco fosse merito anche dalla sigla e dagli intermezzi musicali che si intercalavano alle varie rubriche .
Sia la sigla d'apertura che gli intermezzi proponevano stampe secentesche dell' incisore Giuseppe Maria Mitelli, ed erano accompagnate dalle note di Chanson Balladée composta nel '300 dal musicista Guillaume Machault e riproposta dall'Orchestra del Chianti. Penso che tutti la ricordiate: un prisma su cui ruotavano le immagini dei dodici mesi, ognuno con una sua caratterizzazione: un acquaiolo per il mese di gennaio, un uomo smilzo che, ricordo, mi faceva ridere e che avevo soprannominato "Pampurio", per il mese di marzo, un vignaiolo per settembre ecc. La sigla, benché suggestiva, mi metteva una certa inquietudine. Spulciando su internet, ho trovato, in un forum dedicato agli anni 70, i ricordi di molti utenti che raccontano di aver provato le mie stesse sensazioni davanti alla sigla dell'Almanacco. Uno psicologo spiega che le immagini quanto la musica, sembrano arrivare da un tempo atavico, lontano, catapultate ai giorni nostri attraverso il mezzo moderno per eccellenza: la televisione. Tutto ciò genera una specie di "sfasamento":l'almanacco è un "oggetto" del passato, ma questo è "del giorno dopo", si aggiunga poi che l'orario in cui andava in onda la trasmissione era un "tempo sospeso" , il momento magico del crepuscolo, la fine della giornata, quando passato e presente paiono confondersi.
"L'anno l'è vecio, e tra poco el more" diceva mia nonna all'apparire del mese di dicembre, con quell'angiolone che brandiva la clessidra dietro le spalle di un anziano stanco. Comunque, ho visto, sempre girovagando sulla rete,
che molti ne sono appassionati: in quella soffitta virtuale che è You Tube, ho reperito delle intere puntate dell'Almanacco.
Tracce di questa trasmissione restano ancora in alcuni programmi televisivi e radiofonici: nel corso di Geo e Geo condotto da Sveva Sagramola è presente un "Almanacco degli Animali" mentre, all'interno di Tornando a casa, la trasmissione radiofonica condotta da Enrica Bonaccordi su Radio Uno, c'è una versione adattata dell'Almanacco del Giorno dopo.
Allora mi ci sono messa anche io: su un mio precedente blog tenevo la rubrica "foglietto che non falla" ossia un almanacco casalingo di feste, tradizioni e curiosità che, viste le difficoltà di splinder ballerino, ho deciso di trasferire qui.

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