lunedì 16 aprile 2012

Aprile





Per il mese di Aprile andiamo a Ferrara, al palazzo di Schifanoia, a vedere il Salone dei Mesi.
Iniziato da Alberto d'Este sul finire del 1300, il palazzo il cui nome significa schivar la noia, fu ampliato da Borso d'Este tra il 1465 e il 1470 e arricchito dal salone dei mesi.
Ad affrescare la sala parteciparono gli artisti della scuola ferrarese, sotto la direzione di Cosmè Tura. Di attribuzione certa, dato che ci sono giunti documenti sulle lamentele dell'artista per l'esiguo pagamento, sono i mesi di marzo, aprile e maggio, attribuiti a Francesco del Cossa.
Sulle quattro pareti sono affrescati simmetricamente, divisi da paraste, enormi quadri dedicati ciascuno ad un mese dell'anno. Dei primi due, gennaio e febbraio, sulla parete sud è rimasto poco. Ogni mese è diviso in tre fasce orizzontali: in quella superiore il trionfo della divinità protettrice, quella mediana con i Decani e l'ultima con scene di vita alla corte di Borso d'Este.
Aprile è posto sotto il dominio di Venere, che vediamo alla guida di un carro trainato dai cigni. Davanti a lei inginocchiato c'è Marte che le rende l'onore delle armi, come in primavera gli istinti bellicosi cedono di fronte alle lusinghe dell'amore. Nel paesaggio, dalla prospettiva perfetta, dove sullo sfondo si vedono una città e rocce fantastiche, si inseriscono personaggi abbigliati come ricchi cortigiani dediti alla musica e alla conversazione. Sullo sfondo dominano le tre Grazie, mentre tra la vegetazione di siepi di melograno, sono accucciati lepri e conigli, simbolo di fecondità.
La fascia mediana di ciascun affresco è la parte più enigmatica dell'intero ciclo, tutt'oggi non decifrata con certezza. Il segno zodiacale del mese, il Toro, è affiancato da tre figure umane, i Decani.
Queste divinità misteriose di origine egizia, che presiedono a ciascuna decade per ogni segno, tramite i demoni potenziano l'energia dei pianeti cui sono associati e dominando la porzione di dieci giorni di ciascun segno zodiacale, formano il carattere di persone cose e avvenimenti che ricadono sotto la loro influenza.
Lo storico dell'arte tedesco Aby Warburg ne diede, nel 1912, una lettura iconografica che è tutt'ora quella maggiormente accreditata. Analizzando le fonti classiche, ma anche quelle arabe e indiane, ha collegato i decani alla Sphaera Barbarica, ossia alle costellazioni egizie che si affiancavano a quelle tradizionali della sphaera graecanica, come si può vedere sul planisfero di Denderah, ossia un soffitto di un tempio egizio che raffigurava la volta celeste databile intorno al 36 a. C.
Lo studioso tedesco ha trovato poi delle corrispondenze tra l'iconografia dei decani e fonti iconografiche indiane, come se le divinità pagane, con l'avvento del cristianesimo, avessero scelto la via dell'esilio, un rifugio nell'estremo oriente.
Ma come sono arrivate a Schifanoia queste figure? Sappiamo che la consulenza astrologica per il ciclo pittorico fu di Pellegrino Prisciani che aveva conosciuto i decani tramite Pietro d'Abano, traduttore delle opere dell'arabo Abumasar.
I tre decani del segno del Toro sono raffigurati come una donna vestita di rosso con un bambino, un uomo con calzari alati e turbante che tiene in mano una chiave e un personaggio che regge un drago.
Secondo gli astrologi, ogni decade di ciascun segno è posta sotto il dominio dei pianeti che governano i segni dello stesso elemento. Nel nostro caso, trattandosi del segno di terra del Toro i tre personaggi sarebbero quindi Venere, Mercurio e Saturno. Secondo Firmico Materno, che dà l'interpretazione più accreditata dei Decani, ciascuna decade era assegnata ad un pianeta secondo l'ordine degli stessi, cioè Saturno, Giove, Marte, Sole, Venere, Mercurio, Luna. Quindi il primo Decano del Toro sarebbe mercurio, il secondo la Luna, e il terzo Saturno. Personalmente accetterei la prima ipotesi date le caratteristiche prettamente mercuriali del secondo decano, l'uomo con la chiave. Elemire Zolla propende invece per la seconda: la grazia mercuriale, la sapienza lunare, la malinconia di Saturno.
L'ultima fascia, dove ci sono scene della quotidianità della vita di corte, in un ideale collegamento tra gli astri e la vita di ogni giorno, rappresenta il palio di San Giorgio che si svolgeva proprio in aprile, in memoria del santo guerriero festeggiato il 23 del mese. Un avvenimento strano dove si sfidavano, per il divertimento della corte nani prostitute ed ebrei è qui raffigurato con estremo realismo e gusto del particolare, ma con un accurato studio della prospettiva. Si veda, ad esempio il duca che premia un buffone con una moneta, o il ragazzo con il falcone, che, con le gambe al di là della cornice crea un effetto trompe l'oeil.


e inoltre...
Ilaria Miarelli Mariani, La Sala dei mesi in Palazzo schifanoia a Ferrarahttp://www.italica.rai.it/rinascimento/parole_chiave/schede/schifan.htm
Aby Warburg, Italienische Kunst und internationale Astrologie im Palazzo Schifanoja zu Ferrara (1912), in La Rinascita del paganesimo antico, Sansoni, Firenze, 1966

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